La prefazione di Nico Ivaldi del libro Blocco 417
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Incerto se versare lacrime come un vitello strappato alla madre o se abbandonarmi alla leggerezza del racconto di Maurizio, alla fine ho deciso per la leggerezza.
So già che lui approverà la scelta. Sai la sua faccia se gli avessi mandato un testo pietoso e pieno di compassione?
D’altronde è tutto merito suo se questa storia, che ha saputo raccontarci con una brillantezza che non gli conoscevo, ha avuto più risvolti umoristici che drammatici.
Battute folgoranti, citazioni di film, brani di canzoni: non sapevo più se stessi leggendo un terribile bollettino medico oppure un surreale racconto fantozziano.
Ma come diavolo avrà fatto ad addolcire una terribile via crucis che avrebbe ammazzato chiunque con un tale repertorio di gag che non avrebbe sfigurato a Zelig? E poi la risposta me la sono data: Maurizio è questa roba qui.
Lui è ironia pura, è sberleffo, è sfida al male, è presa per i fondelli contro un destino che l’ha fatto prima annegare e poi ritornare a galla.
Ma è anche forza, coraggio da vendere, speranza e fiducia che i suoi angeli custodi, quello che c’è e quello che c’era (o forse c’è ancora, chi lo sa), non gli tolgano la mano appoggiata sulla spalla.
Sono due Maurizi in uno, e questo libro bello e toccante e molto profondo (sì, sì, lo è) ce li racconta tutti e due, senza infingimenti né ipocrisie.
Chissà in quale dei due lui si riconoscerà di più: in quello strappalacrime o in quello strapparisate?
Provate un po’ a chiederglielo. In tutti i casi vi risponderà con una battuta delle sue.
Nico Ivaldi.